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Diritti umani, diritti delle minoranze

Sono molto felice di poter dire la mia su questa tematica; sentire che a qualcuno interessa la mia opinione su un argomento così grande per me significa davvero molto, soprattutto in un momento così importante della storia, dove vedo fare grandi passi avanti dall’umanità, ma al contempo sento che noi minoranze siamo sempre lasciate un passo indietro. Ciò, però, non mi spaventa né demoralizza e tra poco spiegherò il perché.

Riferendomi all’affermazione di un grande biologo francese, Jean Hamburger (secondo cui i diritti umani non sono «diritti naturali», ossia coessenziali alla natura umana, connaturati all’uomo, ma conquiste dell’uomo sociale), mi sembra assolutamente necessario dover separare l’io sociale dall’io biologico; in fondo si sa che non siamo nati facendo manifestazioni o tanto meno preoccupandoci della salvaguardia degli animali o addirittura del pianeta. Anzi, secondo Darwin siamo una specie evoluta nel tempo, che nel passato, per sopravvivere, cacciava selvaggina con arco e frecce e la nostra trasformazione da cacciatori a cittadini civili di oggi non è sicuramente avvenuta nel giro di 24 ore. 

Piano piano ci siamo evoluti, ma c’è un piccolo particolare, che in fondo tanto piccolo non è, che mi tormenta spesso, ed è il fatto che non capisco proprio il perché, nel corso dell’evoluzione, siamo cresciuti disegualmente, nel senso che, fin da subito, nel cervello umano sembra sia nato un pensiero che dica che ci siano persone di serie A e persone di serie B. Mi spiego meglio: nella società di oggi, a mio avviso e riferendomi alla fetta di mondo da me conosciuta, l’uomo di serie A è un maschio, bianco, eterosessuale, e -se la vogliamo mettere tutta- pure cristiano, ecco, questo lo definisco di serie A perché ha tutto ciò di cui ha bisogno per essere definito “normale”; una persona di serie B invece è tutto ciò che vi viene in mente che non rientri negli aggettivi precedentemente menzionati, ad esempio una donna, un disabile, un nero e via dicendo.

Agli occhi della società, queste due "serie" sono nettamente diverse e sono poste in due livelli ben diversi, il perché? Me lo chiedo pure io, ma me lo chiedo davvero con molta innocenza perché se prendessimo un bel gruppo misto di persone e potessimo dissezionare dal corpo l’intera copertura cutanea vedremmo dei corpi tutti “uguali”, e mi piace metterlo tra virgolette perché si sa che la bellezza di noi umani in fondo è che siamo tutti diversi, era giusto per far capire il concetto.

Ora sono pronta a spiegare il perché del mio non timore per il futuro dei nostri diritti. Mi dispiace cadere nell’esperienza personale, ma in realtà è tutto ciò che ho, come metro di giudizio e che uso per paragonarmi al mondo.

Quest’estate ho avuto l’enorme fortuna e il grande onore di partecipare a ben due campi di Libera, che è un’associazione che si batte per i beni confiscati alle mafie e per le ingiustizie causate da esse. Quest´esperienza mi ha fatto aprire gli occhi su quanta forza di volontà ci sia all’interno dei corpi di noi giovani e mi ha fatto sentire ben meno sola. Ragazzi che non hanno paura di scendere in piazza per urlare ciò che vogliono e da chi lo vogliono, ragazzi che non si vergognano di essere chi sono o come sono, ragazzi a cui veramente attribuirei il titolo di "forza della natura".

Sognare un futuro migliore per tutti è una frase davvero molto sentita, alla quale quasi sembrerebbe non credere più nessuno e, con i presupposti che abbiamo per il futuro di questo pianeta, ancora meno.

Ma, essendo stata in mezzo a loro, mi sono sentita capita e ricaricata di speranza perché vedere dei coetanei che credono realmente in un futuro che coinvolge davvero tutti e che non vede diverso nessuno fa bene, e fa bene al cuore.

In classe, sento spesso ragazzi che ripetono ciò che sentono a casa e che quindi sostengono un’opinione che non è davvero la loro (molto comprensibile perché comunque hanno diciassette anni), e qualcosa in me si sente ferito quando sento certe parole o affermazioni dette anche sovrappensiero ma che hanno un significato davvero brutto e discriminante.

Mi auguro solo che la loro primavera avvenga presto.

Credo che una ragazza come me a diciassette anni voglia solo pensare al futuro, senza doversi troppo preoccupare che potrebbe essere violentata perché donna o picchiata per il suo orientamento sessuale, sapendo che dietro di lei non c’è uno Stato che la tuteli o che si preoccupi per lei.

Vorrei tanto un futuro che non abbia niente a che fare con serie A o serie B, se non in ambito sportivo, dove ognuno si rispetti anche se in mezzo ci sono idee controverse, e vorrei, comunque, il rispetto tra religioni, etnie e sesso.

Spero di non chiedere troppo. 

M.L.S.

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