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Recita di VI Classe: Roma: Amor

La sesta è un anno particolare; nell’arco di alcuni mesi i ragazzi cambiano fisicamente e ci sembra di non riconoscerli. Cercano una nuova comprensione, più amorevole, in un momento in cui appaiono incomprensibili, soprattutto a sé stessi.
Nelle nostre scuole il piano di studi è sostenuto dalla fiducia nell’attività artistica, quale forza che più di altre ci consente di cogliere i contenuti con la vita del sentimento, attraverso l’esperienza della bellezza. Per la mia VI classe mi ero procurato, con largo anticipo, il testo della recita che ho poi proposto: Roma Amor.

E’ un testo ambientato nei primi anni dell’Impero, sotto il governo di Nerone. La storia si svolge a Roma e in Palestina e narra, attraverso le vicende di due fratelli gemelli, Lucia e Marius, della graduale dissoluzione dell’Impero e del sorgere di una nuova prospettiva alla luce dell’insegnamento cristiano.
L’ho letto, l’ho meditato, e tuttavia ancora all’inizio dell’anno non ero convinto di impegnare i ragazzi in un lavoro di recitazione. Solo dopo le vacanze natalizie ho sentito che mettere in scena quel testo poteva essere un buon impulso per i ragazzi. 
Quando ho presentato la storia si sono entusiasmati, si è sentito subito che erano desiderosi di entrare nel lavoro. Io, invece, ho preso coscienza dell’impegno necessario per sostenerli, 27 ragazzi, riuscire a muoverli in modo che nessuno si sentisse escluso. 
Ma l’arte è tale quando è mossa da una sfida, è impegno, è un continuo lavorare a piccoli dettagli, senza perdere di vista il disegno generale. 
Abbiamo esercitato in classe, per i corridoi, nelle aule libere, per le scale, sempre in situazioni precarie, e questo è il bello: evocare un’atmosfera, un’immagine, anche quando nella scuola c’è confusione, o quando i bambini di qualche classe attraversano la scena. 
Alla fine, il palcoscenico su cui ha preso vita la nostra recita, non poteva che essere il corridoio, la scala, l’ingresso della scuola, un vero teatro instabile, come deve essere la loro interiorità in un momento di passaggio così delicato della loro vita. 
L’obiettivo di questa iniziativa era che ognuno trovasse la forza di sostenere il gruppo intero e che tutti i ragazzi non perdessero di vista il singolo. 
Sono stati sorprendenti, sono entrati nelle loro diverse parti, hanno dato vita d’anima ai personaggi, si sono lasciati guidare fiduciosi, hanno sentito l’intima natura dei movimenti e degli sguardi fino a che, in alcuni casi, essi stessi sono diventati creatori del loro personaggio. 
Tutto qui. Ciò che hanno vissuto è inafferrabile, non è misurabile, è invisibile, ma è proprio da queste attività che mi auguro che trarranno le forze con cui plasmare la loro vita di adulti responsabili. 
Grazie quindi alle loro forze di entusiasmo e di volontà, e grazie a coloro che ci hanno sostenuto silenziosamente, dalla maestra Michela per i costumi, alla mamma Nicoletta per qualche indispensabile dettaglio, alla maestra Elena per aver accompagnato con la musica le diverse atmosfere della narrazione.

 Maestro Valerio Falcone


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