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Passato, presente e futuro
Il viaggio nel tempo
Questo breve articolo vuole raccontare di un viaggio, ma non un viaggio
qualsiasi, e nemmeno di quei fantascientifici viaggi nel tempo, qui tutto è
reale, come ciò che i nostri occhi hanno potuto vedere, le nostre orecchie
sentire ed i nostri cuori percepire dalle atmosfere venutesi a creare.
Ma andiamo per ordine, ci troviamo nell’aula grande di euritmia che per
l’occasione è stata trasformata in una sala museale. Al suo interno,
accuratamente posizionate, troviamo decine di opere d’arte; accanto a ciascuna
il proprio autore, pronto ad accogliere noi visitatori, curiosi di ascoltare e
porre domande. Il tutor Carlo Gazzola, accompagnato dall’insegnante d’Arte
Stefania Sala, introducono il tema dato ai ragazzi “Passato, Presente, Futuro”.
Un tema che in molti genitori suscita immagini già di per sé, considerando che
questo evento si svolge a valle di tredici anni trascorsi a condividere
riunioni di classe, feste di primavera, bazar e molte altre iniziative…
La descrizione di apertura termina e finalmente ci viene data la
possibilità di muoverci liberamente nello spazio indirizzandoci verso quelle
opere che più suscitano la nostra curiosità. Prima di muovere alcuni passi, il
mio sguardo si sofferma ad osservare le atmosfere che si vengono a creare:
ricordo molti di loro con il grembiulino che sfiorava le caviglie… ora, vederli
descrivere con tanta passione ciò che hanno trasformato in oggetti d’arte, mi
suscita un po’ di emozione nel profondo del cuore.
Il tour inizia con uno strano albero, realizzato intrecciando un filo
d’acciaio molto sottile, fino a creare
un grosso tronco che si estende verso l’alto, sembra un bonsai, ma a renderlo
ancora più interessante, è la presenza sui rami di alcuni ingranaggi di un
orologio, dal quadrante ad altre sue parti. Edoardo ci descrive ciò che lo ha
ispirato ed anche la difficoltà a trovare un vecchio orologio con degli
ingranaggi, ahimè il digitale non ha risparmiato nessuno, nemmeno i cari vecchi
orologi.
Un’altra opera che mi ha molto colpito è stato un ramoscello, sempre
realizzato con filo d’acciaio, alla cui base era posta la rotella di un vecchio
pattino, Sui rami che si protendevano verso il cielo, erano state fissate alcune
fotografie dell’autrice da piccola, e fino a qui era tutto molto interessante,
ma poi interviene la magia, sì perché Sofia accende due faretti e ci fa notare
le strane ombre che quelle immagini
proiettano sullo sfondo rosso, posto dietro all’opera, ed ecco che tutto assume
il sapore di un’opera dinamica: il suo passato di pattinatrice, lei nelle sue
varie fasi di crescita e quei fasci di luce che la proiettano nel futuro,
assumendo forme che ognuno può liberamente interpretare, dandogli il
significato che più lo gratifica.
Il percorso prosegue tra ghiacci che si sciolgono, piatti che vengono
infranti davanti a noi, strani oggetti che si elevano nella loro verticalità
assumendo forme di fari in mezzo al mare, uomini di latta, sculture lignee,
quadri floreali tridimensionali, aquiloni pronti a spiccare il volo nel cielo,
sospinti dal desiderio di conoscere sé stessi, per conoscere il mondo.
Rudolf Steiner scriveva che l’arte è spirito che si fa materia e quel
giorno ognuno di noi ritengo ne abbia avuto riprova. Quei bimbi che si
rincorrevano nel giardino della scuola, ora sono anime che hanno condiviso elementi profondi di se
stessi, custoditi e coltivati in tutti questi anni e manifestati oggi
attraverso le loro opere d’arte. A noi, passeggeri di questo viaggio nel tempo,
non è rimasto che metterci comodi e lasciarci trasportare dai loro sentimenti
in un’atmosfera che ricordava quei salotti artistici della Bauhaus del 1919,
esattamente l’anno in cui venne fondata la prima scuola Steiner-Waldorf a
Stoccarda.
Grazie ragazzi, siete ciò che di più meraviglioso noi genitori si abbia
fatto in questa nostra vita.
papà Stefano