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Parzival, letteratura in undicesima classe

Sono tornata a casa, dopo l’epoca di letteratura di undicesima classe, con l’intenso desiderio di condividere quanto avevo  sperimentato accompagnando i ragazzi nella lettura di “Parzival” di W. Von Escenbach. Si tratta di un romanzo cortese suddiviso in 16 libri, dei quali solo 7 sono dedicati alla vita di Parzival; è stato scritto tra il 1200 e il 1210, in versi, ed è uno dei pochi esempi di poesia medievale germanica legata al romanzo cortese, che prende come modello la letteratura francese contemporanea (il Parsifal incompiuto di Chretien de Troyes). I capitoli letti in classe sono dedicati all’infanzia gioiosa e protetta di Parzival, orfano di padre, e poi al suo percorso di crescita: diventa prima un giovane uomo puro e inconsapevole del mondo, poi cavaliere impulsivo e impaziente, un cavalier cortese, sposo fedele, re, e infine cavaliere-sacerdote custode del Graal. Parzival  sperimenta nel suo cammino l’errore, il dolore, il dubbio, la nostalgia e la vergogna, senza mai perdere la purezza impara ad amare in modo sempre più vero e compassionevole, e accetta infine  il compito del suo personale destino. Cresce e prende consapevolezza di sé grazie agli incontri a cui si apre, in ascolto attento.

Ho sempre pensato che la letteratura nutra l’animo, che ci insegni a guardare l’uomo per imparare a capire meglio l’umanità, ma non avevo ancora così pienamente sperimentato, condividendolo con gli allievi, come un’opera letteraria possa svelare il senso della vita, e invitare con questa intensità i lettori a sviluppare il “meglio” che ognuno porta in sé, senza la paura del dolore. Parzival diventa una parte di noi, quello che vorremmo essere, un esempio di fedeltà, coraggio, un modello di coscienza dell’uomo del futuro, ma resta umano perché attraversa quello che ognuno di noi può sperimentare nella vita.

Ogni lettore, maschio o femmina, giovane e meno giovane, può ritrovare nel romanzo un pezzetto della propria vita vissuta e meditarci sopra, magari passeggiando in solitudine nei boschi.


In classe, nell’arco di tre settimane, ci siamo immersi ogni mattina nella lettura del libro, in immagini senza tempo, dove lo spazio è spesso irreale; immagini “diverse” da quelle moderne, magiche e misteriose, lente, ricchissime di particolari visivi. Al racconto abbiamo provato a dare un senso non solo letterale, mettendo al centro della nostra “Tavola rotonda” le riflessioni sorte dalla lettura. I temi emersi, appena sfiorati perché gli spunti erano tanti e il tempo poco, sono stati questi: il senso delle prove e del dolore, la scelta e la fedeltà (la non scelta e le conseguenze), la crescita spirituale attraverso la conoscenza di se stessi e degli altri, conoscersi nell’incontro con gli altri, l’amore (quante forme diverse di amore!), sacralità e purezza nell’amore, la fratellanza, la fede e il dubbio sull’esistenza di Dio, maschile e femminile nell’uomo, possibilità di errore e redenzione…che cos’è il Graal per noi?

Ecco alcune riflessioni dei ragazzi,  tratte dai lavori fatti in classe alla fine dell’epoca.

“…di tutto mi è rimasto veramente molto, non tanto della trama, perché quella tra due mesi non sarà più così chiara, ma piuttosto i temi, gli insegnamenti e il vissuto di Parzival. Parzival mi ha insegnato che ogni esperienza negativa, con la giusta forza e consapevolezza, si può superare e trarne qualcosa di benefico; penso che mi abbia, nel suo piccolo, fatto crescere molto, in particolare lui. I temi che mi hanno colpito di più sono stati quelli del dolore e dell’amore; quelli descritti nel romanzo sono amori profondi, veri, vissuti, fedeli e puri, e al giorno d’oggi questo manca sempre di più”…

Uno dei temi che più sento nel profondo è sicuramente quello della crescita spirituale, legata a una conoscenza intima di se stessi. Parzival fa esperienze, cresce e conosce se stesso grazie alla presenza degli altri personaggi, che lo rendono cosciente di come un’altra persona può vivere le sue azioni. Personaggi come Cundrie nella vita mettono in crisi la tua autostima, ti umiliano e minano le tue certezze, ma è proprio questo che, nella giusta dose e frequenza, ti pone nelle condizioni di dover scegliere se superare le difficoltà e migliorarti o abbandonarti alla disperazione…  Nella mia breve vita ho avuto un’esperienza comparabile, grazie ad un’amica ….ho iniziato a combattere delle piccole guerre con certi aspetti del mio carattere che nuocevano agli altri.”

 “Le certezze, quando sono segno dell’incapacità di mettersi in dubbio, sono uno dei maggiori mali esistenti; è mettendoci in discussione continuamente che ci si avvicina il più possibile alla verità…..”

Non avevo mai letto un libro che parlasse delle donne in questo modo, ognuna di esse porta in sé un vero e proprio aspetto eroico, una forza e un potere spirituale che, affiancato alla bellezza, purezza e sensibilità le porta quasi ad un livello non terreno. Per Parzival gli incontri con Jeschute, Sigune, Cunneware, Condviramurs e Cundrie segnano svolte importanti nella sua vita: ognuna di esse lo rende consapevole di diversi aspetti di se stesso, suscita in lui fedeltà, devozione, amore , fede, redenzione, desiderio di realizzazione. Seppur inconsapevolmente il protagonista ha bisogno dell’aiuto e della presenza delle donne per crescere, maturare e raggiungere lo scopo al quale è stato destinato.”

Ogni persona nella vita di Parzival svolge un ruolo molto preciso, alcune persone lo aiuteranno, altre lo giudicheranno negativamente, ma è solo grazie a queste che l’eroe riuscirà a conoscere se stesso.”

La crescita e il cambiamento sono aspetti che tutti devono affrontare nel corso della propria vita. Spesso, quando ti si pone davanti uno di quei momenti fondamentali per poter fare un passo avanti, hai paura, molta paura. Ti senti come se tutto dovesse finire, come se quel momento invadesse ogni parte di te, ti senti perso, come Parzival nella foresta, ogni cosa viene messa in discussione e non hai più punti di riferimento...poi arriva qualcuno che ti prende per mano e ti indica una via e forse anche ti accompagna. La cosa che mi spaventa di più è non avere uno scopo, cado, mi rialzo, ma al solo fine di cadere di nuovo; mi piace trovare soluzioni ai problemi, trovare luce in fondo al tunnel e tenermi vicine le persone che mi aiutano a farlo, però sento che mi manca ancora qualcosa, quel qualcosa che ti fa capire qual è il tuo obiettivo, il tuo compito, il senso dell’esistenza…”

 

Credo che basti questo per capire la ricchezza di queste giornate, e il mio senso di riconoscenza per l’opportunità che mi è stata data dai ragazzi della classe XI, così disposti all’ascolto e all’incanto. Ho la speranza che quanto approfondito possa un giorno emergere, come aiuto e come risorsa, nel momento del bisogno, nelle loro giovani vite inesperte.

Prof. Patrizia Pantano



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