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Forestazione 2024
Quest’anno la IX classe ha proseguito il lavoro iniziato dai compagni l’anno scorso.
L’obiettivo infatti è di realizzare un sentiero unico, “ l´anello del Monte Candaglia”, che richiederà ancora l’aiuto di una o due classi per essere completato.
L’esperienza è stata preceduta da una intensa settimana di lavoro didattico in classe, in cui sono state poste le basi conoscitive della selvicoltura e della gestione forestale, in modo da dare agli studenti gli strumenti per iniziare ad “osservare”, provare a “comprendere” e per stimolare le “giuste domande”.
I presupposti per la formazione di un “giudizio autonomo e libero” affondano le radici in un processo di crescita di tutto l’essere, ma anche in un processo conoscitivo e nella capacità di cogliere causa ed effetto, nessi sottili in cui scorre il senso di libertà individuale strettamente collegato a quello di responsabilità.
Un’occasione per portare temi morali senza cadere nel moralismo, affidandosi alla presenza ed all’insegnamento intrinseco delle leggi che governano il regno vegetale ed animale.
Le lezioni sono state molto intense e partecipate, muovendo interesse e curiosità verso temi educativi che coinvolgono la relazione dell’uomo con la natura e temi attuali come la sostenibilità.
Il rapporto con il mondo vegetale matura durante tutto il corso di studi, trasformandosi dall’ambiente fiabesco, in cui scorgere gnomi e magia, all’ecosistema forestale inteso in tutte le sue accezioni e vissuto come campo pedagogico ideale per vivere il senso della “sostenibilità”.
Il bosco, inteso come luogo di cui godere per una passeggiata ma anche come bene culturale multifunzionale, che serve alla protezione del suolo e alla produzione di legname, che può donarci i suoi frutti, le sue qualità solo se anche noi lo curiamo, lo utilizziamo e lo proteggiamo con scrupolosità e competenza. L’equilibrio fra uomo e natura nel dare e nel prendere viene vissuto dai ragazzi attraverso questa attività.
Uno dei motivi fondanti è far maturare nei ragazzi il senso di gratitudine e di responsabilità con cui l’essere umano dovrebbe entrare in natura e godere dei suoi doni. Ogni scelta richiede una motivazione consapevole ed una coscienza delle conseguenze che nel mondo vegetale spesso non sono immediate ma richiedono uno sguardo che va avanti nel tempo. Allo stesso modo le cause di quello che i ragazzi incontrano sui loro passi sono da ricercare in tempi lontani e coglierle aiuta ad ampliare l’orizzonte delle conseguenze del proprio agire nel mondo.
L’abbattimento di un albero ad esempio è un’esperienza molto particolare, così distante dal raccogliere un fiore o dei cereali.
La scelta dell’esemplare dipende dall’obiettivo e dal motivo per cui quell’abbattimento è necessario e quindi ha in sé un’educazione all’osservazione attenta e puntuale. Si tratta di plasmare in modo creativo le forze della natura, ma comporta il crearsi di una certa relazione con l’albero. Sorge così spontaneo un atteggiamento di riverenza e di gratitudine. Nell’albero il rispetto per la vita si manifesta in forma particolarmente impressionante. Forze morali nascono dall’interiorità dei ragazzi, non vengono impulsate dall’esterno. Nasce uno spontaneo sentimento di protezione verso la natura, che è alla base dell’ecologia.
Proprio dove un albero viene abbattuto, le forze rinnovatrici del bosco agiscono in modo particolarmente intenso, ogni pianta è parte di un tessuto vitale. Come in ogni processo culturale, così anche in natura è necessario creare spazio, al fine di consentire al nuovo di manifestarsi. I ragazzi lo sperimentano interiormente, perché devono superare l’infanzia per poter diventare adulti; così la pubertà può essere vissuta non soltanto come un dramma personale, ma come un processo necessario per diventare uomini.
Il compito assegnato dai Servizi Forestali del FVG era articolato in due momenti differenti.
Effettuare una pulizia di una particella di abete rosso in Val Scura, e realizzare un sentiero di collegamento fra la Casa Forestale Candaglia e la vetta del Monte Candaglia, nella Foresta del Cansiglio.
I ragazzi hanno realizzato gradini, contenimenti, sistemato scarpate, creato nuove tracce e reso visibili i nuovi percorsi. Hanno utilizzato attrezzi come seghe ad arco, picconi, una mazza da 5 kg, accette, sperimentandosi in attività differenti.
Il lavoro in bosco è stato faticoso ma anche molto entusiasmante, i ragazzi hanno attraversato momenti di difficoltà ma li hanno superati e trasformati, e percorrere con loro il sentiero finito l’ultimo giorno, vederli camminare con soddisfazione su quel tratto di mondo in cui possono ora riconoscere la loro mano, è stato commovente.
Abbiamo vissuto esperienza di ascolto, siamo stati immersi nei profumi, nei colori, nella voce del bosco ed abbiamo apprezzato la chitarra intorno al fuoco, le risate come anche il totale silenzio ed il buio della notte in cui abbiamo ascoltato il bramito dei cervi.
L’altra metà del valore di questa esperienza risiede nell’aspetto sociale, si parte con individui che si sfiorano fra i banchi della scuola e si ritorna con un corpo classe che si incontra riconoscendo le reciproche individualità e particolarità.
La condivisione degli spazi, la cura degli spazi comuni, i turni per cucinare per tutto il gruppo, lavare piatti e pentole per 30 persone, riuscire a rispettare nature differenti, tempi e modi distanti fra loro e cogliere la bellezza ed il nutrimento che la “diversità” può dare, è un motivo conduttore delle scelte degli insegnanti che li accompagnano.
Grazie a tutte le persone che hanno reso possibile questa esperienza e grazie ai ragazzi che si sono fidati ed affidati.
Raffaella Cora