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Evoluzionismo

Evoluzionismo è l´epoca finale del percorso Waldorf della nostra scuola. E´ un´epoca in cui vengono affrontate l´evoluzione della Terra, della vita su di essa e l´evoluzione dell´uomo con i suoi movimenti e le sue conquiste. In questa epoca il ragazzo ripercorre il lavoro svolto in questi 12 anni e ne conquista il senso su un piano più alto, più cosciente. Le grandi domande della vita: da dove inizia? chi determina l´evoluzione? etc. si affacciano e il ragazzo può attingere alle sue innumerevoli esperienze vissute e cercare una propria risposta. Ci sembra importante che possiate farvi un´idea di come un ragazzo trova le sue domande e qualche barlume di risposta, che lo accompagneranno per tutta la sua vita.

Qui di seguito trovate una rielaborazione di fine epoca di una ragazza della classe XII.

B. Bruzzone

  

Il mio testo di evoluzionismo

Trovare una definizione per l’impulso che ha permesso l’evoluzione dei diversi regni, è un compito che potrei definire decisamente arduo. Non sono una studiosa e forse per questo quello che secondo me potrebbe essere considerato tale, non significherebbe nulla, anzi, potrebbe rappresentare come una piccola particella, all’interno di un organismo gigante, indispensabile, ma completamente infruttuosa da sola e quindi senza la presenza delle sue compagne. Per definire questo tipo di fattori penso sia opportuno lavorare con l’insieme di diverse idee e pensieri, generati da diversi individui, così da avere una maggiore dilatazione di visuale. Per ora però vi illustrerò quello che ho provato ad interiorizzare nel mio piccolo.

Credo personalmente che l’impulso a cui ci stiamo riferendo non sia possibile da comprendere solo all’interno di una cerchia scientifica, penso che possa riguardare qualcosa di un pochino più ampio, qualcosa che forse noi uomini non siamo in grado di poter decifrare. Non necessariamente infatti dobbiamo sempre classificare qualcosa in una scala logica e matematica, so che in questa maniera tutto risulterebbe più semplice, perché possibile da vedere, toccare e così studiare in maniera estremamente minuziosa e precisa, ma credo che non lascerebbe spazio al giusto senso che si merita.

Questo impulso a cui vogliamo dare una nomenclatura, non è che potrebbe essere una “forza” inspiegabile a parole, perché non fattibile da vedere attraverso l’occhio umano? Non potrebbe essere qualcosa che noi per una volta non riusciamo a spiegare, ma non perché abbiamo perso le speranze, e vogliamo abbandonarci alla sensazione che attraverso questa risposta la nostra curiosità nel conoscere debba svanire, ma perché invece possa essere ancora più ampia nello sperare che esista qualcosa, su cui l’uomo non ha possibili controlli e che quindi sia lei ad avere il totale dominio, tramite come una “magia”.

Se pensiamo ad Albert Einstein, e alla sua particolare intelligenza che catturava l’invidia e l’ammirazione di moltissime persone, forse riusciremmo a darci qualche risposta. Per capire come facesse ad avere questa davvero esemplare capacità, infatti, hanno sottoposto il suo cervello a tantissimi diversi studi, ognuno con una diagnosi differente, ma quello che si era compreso per certo era che quella sua parte fisica che tutti avevano tanto adorato, era identica a quella della maggior parte delle persone, anche comuni, semplicissime. Con questa affermazione quindi mi è subito venuto in mente che forse, quella parte di Einstein che gli permetteva di avere quella meravigliosa capacità visionaria era qualcosa che non poteva essere studiata, su un corpo morto, e non quindi soprattutto attraverso la scienza. Forse era proprio l’anima a guidare la ragione ed il pensiero, un fattore inesistente per molti, ma magari proprio quella forte influenza che ancora non siamo stati in grado di percepire. Questo per dire che non tutto secondo me dovrebbe essere sottoposto a nostre minuziose analisi, non per forza dobbiamo essere gli artefici di ogni processo, il potere potremmo non averlo sempre noi, o magari non lo abbiamo mai avuto. Mi piace sperare nella ricerca di qualcosa di speciale, qualcosa in grado di sorprendere davvero, perché completamente fuori dal nostro controllo.

Sicuramente leggendo il documento che ci è stato consegnato, in cui risiedono, alcuni pensieri di Karl Snell e Wilhelm Heinrich Preuss che propone delle idee strettamente collegate al primo, posso comprendere che l’uomo era visto come punto centrale, come forma universale, da cui tutto deriva. Nulla poteva averlo preceduto nel corso della creazione. Lui era la fonte con il potere di generare qualsiasi cosa. Non sono sicura che questa visione possa rispecchiare a pieno il mio pensiero, ma sicuramente continuando a basarci su ciò di cui ho letto, l’uomo era anche l’unico essere privo di una specializzazione e quindi con la forza di adattarsi ad ogni tipo di ambiente, anche molto diversi tra loro, permettendo alla sua non specializzazione di mantenere in vita il proprio essere grazie alle applicazioni derivate da altre necessità. Questo avrebbe portato a diminuire le limitazioni, lasciando spazio alla più ampia possibilità di impulsi universali, capaci di comprendere un’intera dimensione.

Io sono umana, ma cosa penso dell’uomo credo di non essere ancora riuscita a comprenderlo completamente. Egli, all’interno della società in cui sono e sto crescendo, ha sempre esercitato un ruolo da protagonista, portandosi al centro della scena con ogni sua mossa, anche se sono convinta che non abbia sempre avuto il controllo di tutto. E’ nato nel completo sentimento, immerso quindi nella natura più pura che ci possa essere, per poi pian piano estraniarsi da essa attraverso la cultura della ragione sempre più coltivata nello studio di una logica. In questo modo, sfruttando il suo essere “assolto” dagli istinti naturali, su cui invece ricade normalmente un animale, cerca di sfruttare la sua non specializzazione di una sola funzione, al meglio, per riuscire a gestire con il più completo controllo, ciò di cui era interessato, per poi espandersi sempre di più portando il suo protagonismo ad invidiare sempre più il senso di completo possesso. L’ambiente sicuramente ha sempre inciso sulla vita dell’uomo portandolo quindi a non essere completamente libero dalle forze evolutive esterne di esso che poi di conseguenza andavano a riscontrarsi sulla superficie di condizioni fisiche e biologiche su cui non abbiamo quasi mai avuto la possibilità di mettere mano. Sempre più però, aiutati dalle nostre uniche qualità, coltivate sin dall’antichità caratterizzate dalla posizione eretta e dalla realizzazione di diversi manufatti utile per le attività quotidiane o semplicemente “perfette” per rientrare all’interno della ricerca di un gusto estetico, ci stiamo ritrovando ad avere la possibilità di fare qualsiasi cosa, andando contro anche alle “leggi” che la natura aveva scritto per noi. Questo nostro potere ci permette di acquisire quella libertà, che tutti hanno l’ingordigia di raggiungere senza comprenderne davvero il significato.

Con il più completo abbandono alla sicurezza della scienza che ci fornisce ogni piccolo strumento per la decifrazione di ogni nostro quesito, credo che si perda un pochino di vista il senso di cui ho parlato prima, ovvero la percezione che esista qualcosa di più grande, di un piccolo corpo all’interno di un intero cosmo, qualcosa che davvero potrebbe essere il centro di ogni organismo, senza avere per forza una funzione scientifica, ma anzi un carattere estremamente indecifrabile da poter essere considerato trascendentale. Non è l’organo del cervello o l’organo del cuore ad animare una persona, ma credo fermamente che ciò che la rende viva sia ben altro, ciò che gli permette di provare emozioni, sentimenti o semplici pensieri, sia qualcosa di immaterialmente profondo. l’anima è l’essenza che ci rende davvero unici, per questo dovremmo ricordarcene sempre.

Secondo me, noi uomini dovremmo provare ad utilizzare le nostre qualità e abilità che abbiamo acquisito nel tempo, come la capacità di riflettere in noi stessi, la capacità di lavorare sia in modalità collaborativa sia in maniera autonoma, la capacità di comunicare costruttivamente in ambienti diversi, la capacità di risolvere problemi attraverso la scienza, guidati da una particolare coscienza in grado di portare all’interno di ognuno di noi la responsabilità della libertà che ci siamo guadagnati e che purtroppo non sempre, in questo momento viene utilizzata in un coretto modo. Non dovremmo irrigidirci nella convinzione di essere già completamente perfetti, portandoci ad avere quindi la presunzione di poter controllare ogni cosa, senza pensare di aiutare ciò che forse era già perfetto e ci ha sempre circondato. Vorrei continuare ad essere morbida per mantenere la mia capacità di assimilare quante più cose ho la possibilità di imparare e cogliere, aprendomi così una strada non perfettamente indirizzata, ma ampia e libera, con la capacità di accogliere tutte quelle piccole vie secondarie, di cui spesso ci si dimentica.

Taking HeartFinding our way together

Questo è il tema che ha caratterizzato tutta la settimana che ho potuto trascorrere a Dornach (Goetheanum), portandoci così a respirare in ogni luogo e spazio quello che gli organizzatori avrebbero voluto trasmettere con questa esperienza.

Attraverso questa tematica abbiamo affrontato i valori del cuore e della comunità, contrastando consapevolmente la crescente estraniazione dalla natura, dalla nostra individualità, e dai nostri simili.

Quello che poteva essere definito come punto chiave era proprio prendersi il cuore, nel senso di scoprirlo per trovare la strada individuale di ognuno di noi all’interno di una collettività comune.

Il fucus a cui era consigliato dare importanza non era solamente la parola cuore e quindi tutto ciò che ci porta a provare determinati sentimenti ed emozioni in base a quello a cui dovremmo andare incontro e che ci aspetta, metaforizzandolo appunto in una strada, ma proprio su ciò che invece consideriamo come punto meno importante, ovvero il verbo e l’azione di questa frase, che descrive perfettamente il percorso che ognuno di noi dovrebbe provare a percorrere per riuscire a trovare il proprio pensiero per poi coltivarlo e renderlo individualmente, collettivo. Un piccolo puntino che posto al centro del cerchio che racchiude ognuno di noi può portare il giusto segno per la costruzione di qualcosa di molto più grande.

Non vorrei sembrare la tipica ragazza prima di qualsiasi pensiero razionale, e caratterizzata solamente dal puro sentimento, non mi sentirei neppure descritta correttamente, mi meraviglia semplicemente l’idea di poter essere anche impotente di fronte a determinati fenomeni e pensieri, non vorrei avere già tutte le risposte, il gioco non sarebbe più divertente e avrei già vinto, ancora prima di cominciare. Credo che l’esercizio sia proprio questo, riuscire a farsi sorprendere.

 

Vittoria B. XII cl.

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