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SEA WATCH 3
Gli ordini inviati alla nave lo stesso giorno indicavano di riportare i migranti in Libia. Purtroppo, questo paese da cui stavano fuggendo non era ritenuto dall’equipaggio un porto sicuro, in quanto nel mezzo di una guerra civile; inoltre, lì tenevano i migranti, prigionieri e vittime di maltrattamenti.
La nave ha dunque fatto rotta verso la Tunisia, ma anche qui la capitana ha ritenuto rischioso lasciar sbarcare il gruppo di persone soccorse, poiché a suo parere il paese non aveva firmato la legislazione sulla protezione internazionale.
Inoltre, in un articolo del Guardian, si parlava di maltrattamenti e mancato soccorso ad un’altra ONG passata di lì poco tempo prima, carica di migranti in gravi condizioni.
Carola Rackete ha dunque proseguito verso l’Italia, dove lo sbarco non è stato concesso. Il Ministro degli Interni si è occupato, però, di far sbarcare tre donne, di cui due incinte, due bambini, due accompagnatori e due uomini che necessitavano di cure mediche.
Il ministro Salvini si è rivolto all’Olanda chiedendo di farsi carico dei migranti dal momento che la nave batteva bandiera olandese ma lo Stato ha “staccato i telefoni” lasciando l’Italia e i migranti in una situazione di stallo per entrambi sconveniente.
Dopo alcuni giorni Carola Rackete ha forzato il blocco della guardia costiera, mettendo a rischio la vita di alcuni funzionari che si trovavano su di una nave vedetta che ha investito. Ha poi fatto sbarcare i migranti senza autorizzazione.
Certamente, se la comandante, eroina della Sinistra, non avesse forzato il blocco navale ma avesse scelto la Grecia o Malta non avrebbe suscitato alcun scalpore, sostiene Di Maio.
“Non è una crociera di piacere” ha ribadito il Ministro degli Interni.
Il leader leghista ha voluto ricordare, durante una trasmissione televisiva, che gli sbarchi sono diminuiti da 12.000 a 8.000 nell’anno del suo governo e, con loro, le morti in mare; certo non si è risolta l’emergenza umanitaria ma si sono fatti dei passi avanti.
Non è accettabile una guerra politica combattuta sulla pelle di centinaia di migranti; la capitana avrebbe dovuto cercare un porto sicuro dove farli sbarcare prima di arrivare in Italia, e l’Olanda avrebbe dovuto farsi carico di quelle persone.
Ma se si cominciasse a non sfruttare più quei paesi non sarebbe già un aiuto notevole? Certo, questo non salverebbe coloro che sono detenuti ingiustamente, non fermerebbe la guerra, ma aiuterebbe i paesi interessati a far girare la loro economia. Più che l’economia, ai miei occhi sono i gesti d’amore verso i loro paesi che potrebbero aiutare quelle persone, non la battaglia politica. O l’avarizia di pochi.
Durante un programma televisivo Giorgia Meloni ha sostenuto che la chiusura dei porti è controproducente; secondo Fratelli d’Italia sarebbe giusto fermare i gommoni prima della loro partenza e portare loro aiuto negli stati di provenienza; sarebbe inoltre giusto chiedere all’Europa un aiuto e una presa di coscienza maggiore.
Il problema dell’immigrazione è, tutt’oggi, un problema da risolvere; tuttavia non si è ancora trovata la formula vincente e bisogna continuare la ricerca.
Alice C. XII classe