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Mafie cosmopolite Come faremo a stare senza piovra?

Altro che assassinii alla luce del giorno, eserciti di uomini d´onore, pizzo senza quasi minacce, bancali di cocaina o boss con coppola e lupara in grado di comandare semplicemente con un cenno, dagli anni ´90 il business della mafia siciliana è passato da oltre 2 miliardi solo a Palermo a 1,87 mld, contando i loro affari illeciti di tutta Italia. Siamo passati dalle auto di lusso all´andare in bici al bar.

Esempio specifico il boss Giuseppe Dainotti, il quale fra l´altro è stato freddato con due colpi di pistola proprio mentre pedalava.

 Molto di questo indebolimento è dovuto a quarant’anni di arresti, inchieste e denunce, soprattutto da parte dei pentiti. Si sono create però le condizioni per cui il "vuoto malavitoso", anziché rimarginarsi, venisse riempito da nuove "piovre" provenienti però da fuori. In primis gli albanesi i quali grazie anche ai legami con i mafiosi calabresi hanno invaso praticamente tutti gli ambiti del mercato illecito: prostituzione, armi, spaccio e commercio di esseri umani, ossia il business nato attorno alla tratta dei profughi. Idem per i cinesi i quali puntano molto anche sul gioco d´azzardo, sul riciclaggio di denaro sporco, sul traffico di rifiuti tossici. La Triade (nome della mafia cinese) è da tempo presente sul suolo nazionale ma solo da poco ha iniziato ad allargare il mercato verso gli "endemici" o altri al di fuori dell´enorme comunità cinese. Prima si limitavano appunto a muoversi dentro di essa e molto hanno guadagnato grazie all´immigrazione clandestina dei loro connazionali.

La struttura delle organizzazioni mafiose sia albanesi che cinesi sono molto simili alle "nostre" ossia si fondano sul legame di sangue.

La Black axe, mafia nigeriana, invece ha una struttura un po´ diversa.

Si basa infatti su una sorta di matriarcato, nel senso che i boss sono donne (i veri capi in realtà sono al sicuro a Benin city). Il loro business principale è la prostituzione di giovani ragazze nigeriane, spesso minorenni, che vengono prelevate dai loro paesi sotto false promesse portate qui, terrorizzate dalle maman (i boss donna) con riti vodoo e mandate a prostituirsi. Un giro d´affari miliardario fondato sulla schiavitù.

 Queste sono in ordine di importanza le tre principali mafie straniere sbarcate sul nostro paese e, chissà, magari un giorno sostituiranno le nostre. E´ curioso notare come anche in questi casi si innesca il principio per il quale "in Italia non cambia mai nulla", solita frase da bar utile come incipit per discussioni dove sfogare la propria rabbia repressa sulle istituzioni. Io mi chiedo soltanto: è possibile che  cambino i politici ma non i problemi, mettiamo in carcere i mafiosi e il paese è criminale quanto prima,

quasi fosse la criminalità condizione necessaria a rendere italiana l´Italia a costo di importare pezzi?

Inutile chiedersi di chi sia la colpa, la colpa è di chi non fa nulla, né a livello legislativo né a livello culturale, perché non si creino le condizioni per la nascita di tali organizzazioni malavitose. Ovvio.

 Non è mia intenzione indagare ora le cause ed attribuire colpe, però, oltre a eventuali responsabilità sulla politica di accoglienza o falle a livello di controlli preliminari, è pur vero che il modello mafioso di organizzazione criminale non sono venuti ad impararlo, è stato esportato parecchi anni fa. Sottolineo poi che le mafie straniere e quelle nostrane non sono in contrapposizione ma collaborano, può darsi perciò che assisteremo alla nascita della "piovra multietnica".

 La soluzione del problema non pretendo di saperla e neanche di scoprirla, posso solo ipotizzare che in un´economia traballante pure per la mafia, in alcuni casi sull´orlo di una crisi d´identità, si può dire che un nuovo sbocco lavorativo per chi studia lingue sia l´intercettatore telefonico per la D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia).

 Giuseppe – XII classe


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