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Le Colline del Prosecco sono diventate patrimonio dellĀ“UNESCO

Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si estendono per circa 24 mila ettari le famose colline dove crescono i vigneti del Prosecco con i quali si arriva a produrre circa 464 milioni di bottiglie DOC (Denominazione di Origine Controllata); quasi 2 su 3 bottiglie vengono vendute all’estero. Il 7 luglio 2019, dopo dieci anni dalla prima richiesta di candidatura, l’UNESCO, istituzione intergovernativa dell’ONU, ha accolto la richiesta del Governo italiano di far diventare le colline del Prosecco patrimonio dell’umanità. Sono il cinquantacinquesimo sito italiano ad entrare a far parte della lista stilata dall’UNESCO. 

Le testate giornalistiche mondiali non hanno dato un grande rilievo a questa notizia forse perché è importante solo per le persone che vivono in quella zona e che lavorano e guadagnano grazie alla produzione del Prosecco e al turismo. Ovviamente questa notizia ha suscitato non poche polemiche da parte di alcune associazioni ambientaliste (WWF, Legambiente, Pesticides Action Network…), ma altrettanti commenti positivi riguardanti l’economia delle regioni interessate. Da entrambi i fronti nascono pensieri importanti per il futuro del territorio, quindi si dà ragione sia a chi festeggia per quest’evento che a coloro i quali sono preoccupati per la salute del suolo.

Il meraviglioso paesaggio delle colline del Prosecco è osservato dal mondo; si deve dunque tutelare il paesaggio affinché resti immune all’impatto ambientale degli insediamenti produttivi, si deve salvaguardare e gestire il territorio pianificando la sostenibilità a lungo termine, preservare l’architettura rurale sapendo che non è solo un patrimonio esclusivo del Veneto, ma dell’intera umanità. Sembrano osservazioni e impegni lodevoli, ma le associazioni contrarie a questa iniziativa spiegano il perché, affermando che sono preoccupanti gli effetti della viticultura intensiva, l’uso dei pesticidi, fitofarmaci e erbicidi, indispensabili per la conservazione e produzione del prosecco, la monocultura che impoverisce il suolo e la scomparsa di siepi ed alberi che rende fragili le colline.

A questo punto è essenziale la collaborazione tra tutti gli attori di questa vicenda perché l’obiettivo comune sia la tutela dell’ecosistema e della biodiversità, per trasformare queste zone in un esempio di economia “pulita” e turismo sostenibile.

Il motto dell’UNESCO è “Building peace in the minds of men and women”, cioè “Costruire la pace nelle menti di uomini e donne”. La missione dell’UNESCO è quella di contribuire al mantenimento della pace nel mondo, al mantenimento dei diritti umani e dell’uguaglianza dei popoli, attraverso i canali dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione. (informaweb.it)  

Mi auguro pertanto che saremo tutti in grado di sfruttare al meglio quest’occasione senza compromettere, per questo, la salute nostra e del pianeta. Il problema non è la vite in sé ma la monocultura e l’uso delle sostanze chimiche su di essa; anche perché la pianta in sé è un essere vivente che col tempo cambia e si sposta e obbligarla, tramite prodotti chimici, a rimanere invariata, porterebbe soltanto alla sua morte.

Alice D. XII cl.


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