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Ignavia contemporanea

Come si vede dal grafico, la percentuale di affluenza alle urne in Italia è in continuo calo dal 1970. L’italiano ha perso la voglia di votare, di esporsi, di prendere decisioni più o meno importanti.


Fig. 1 – Aggregato dell’affluenza alle elezioni regionali, 1970-2015

L’ambito elettivo non è l’unico in cui il fenomeno, già largamente citato e criticato dal poeta Alighieri, dell’ignavia si manifesta; è però uno di quelli in cui è più palese. Sempre più persone evitano di votare, di confermare una scelta o un’idea apponendo una firma e quindi esponendosi, “mettendoci la faccia”. La scusa è il trito e ritrito: “Nessun partito mi soddisfa”, “Sono tutti uguali”, “Uno vale l’altro” e via di seguito; come se non ci fosse alcuna proposta in grado di soddisfare la nostra idea politica; eppure alla fine ci adattiamo a qualsiasi governo – senza risparmiare però le solite lamentele di rito.

 

Perché ci si riduce a dare il proprio voto a “quello che preferisce la maggioranza” o, addirittura, ad astenersi dal votare? Perché è più facile evitare di scegliere e lasciare che le cose seguano il loro corso, a cui poi ci si adatta. Così come un giovane non si interessa ai fatti quotidiani che accadono ma solo al numero di like sui social media, o non prova alcuna emozione davanti ai terrificanti versi dell’Inferno ma impara a memoria le prime terzine per passare l’anno; così anche un numero sempre maggiore di persone si adatta, si adagia, accontentandosi di quello che succederà e non provando a cambiare qualcosa.

Se Dante potesse lasciarci un messaggio ci direbbe di scegliere, di impegnarci, di non permettere all’ignavia di sopraffare la nostra mente e di irretire il nostro cuore.

Amanda XII classe


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