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Argentina, no alla legalizzazione dell’aborto

“In Argentina l’aborto continuerà ad essere un crimine”. A dichiararlo è stato l´ex presidente argentino Mauricio Macri, che ha confermato la volontà di difendere il diritto alla vita. Egli ha inoltre affermato che “mettere al mondo un bambino è una delle cose più belle che possono accadere a una coppia; è l’espressione d’amore più grande”. Macri dunque non depenalizza l’aborto.

In Argentina è in corso una polemica utile alla battaglia ideologica degli abortisti; da tempo infatti numerose associazioni femministe, Amnesty International e anche l’ONU, chiedono al Paese di proteggere i diritti delle donne. Migliaia di persone si sono trovate a manifestare per questi diritti e i favorevoli all’aborto indossano al collo fazzoletti verdi, mentre gli oppositori fazzoletti celesti.

L’atto di abortire è dunque considerato un crimine contro la vita stessa e si può arrivare ad una condanna dagli 1 ai 15 anni di galera. Lo stesso trattamento è riservato ai medici, agli specialisti, chiunque aiuti la donna nell’operazione. Le uniche eccezioni ammesse per evitare la condanna sono i casi in cui l’aborto è necessario per salvare la vita della donna (questo caso è sempre più raro visti i progressi della medicina) o se si è di fronte ad uno stupro, anche se spesso gli stessi medici si rifiutano di praticare tale operazione, nonostante sia un diritto della donna previsto dalla legislazione.

Il 14 Giugno del 2018 la Camera dei Deputati ha respinto con 129 no - 125 parlamentari si sono astenuti - un progetto di Legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. I voti erano infatti a favore dei Pro-Life, fortemente in linea con il pensiero della Chiesa Cattolica. Quest’ultima infatti considera l’aborto come l’uccisione di un innocente e soprattutto, grazie a una campagna della Conferenza Episcopale argentina, afferma che va combattuta innanzitutto la povertà del paese, in modo da consentire alle donne o alla famiglia di poter mantenere il figlio e crescerlo nei migliore dei modi perché sono il nostro futuro.

La nuova proposta di legge, contro cui si è schierata con forza la Chiesa, prevedeva la possibilità alle donne di abortire in modo legale, sicuro e gratuito entro la quattordicesima settimana di gravidanza indipendentemente dalle circostanze. Proprio perché secondo un rapporto di Human Rights Watch ogni anno in Argentina vengono effettuati circa 500mila aborti clandestini. Secondo la legislazione argentina il NO dello Stato significa che per un anno non sarà possibile ripresentare una nuova proposta di legge sullo stesso tema.

In Argentina, così come in tutti quei paesi che criminalizzano l’aborto, alcune donne riescono ad ottenere aborti relativamente sicuri - ma pur sempre illegali - assumendo il misoprostol o affidandosi a medici privati per un aborto chirurgico, anche se non sono molte le donne che se lo possono permettere a causa del basso tenore di vita. Inoltre per il misoprostol è molto complicato ottenere una ricetta e soprattutto ha un costo, dunque la maggior parte delle donne ma anche delle adolescenti, è costretta ad assumere sostanze poco sicure e senza alcun controllo.

Questa situazione e queste ingiustizie hanno cambiato l’atteggiamento degli argentini nei confronti di questo tema. Nel 2004, scrive l’Economist, i due terzi della popolazione era contraria all’aborto; mentre, secondo un sondaggio dello scorso maggio, gli anti-abortisti risultano essere in minoranza nel Paese (un terzo della popolazione).

Il 27 ottobre il popolo argentino ha votato per eleggere il nuovo presidente e in occasione di ciò saranno rinnovate parzialmente anche Camera dei Deputati e Senato Federale. L’uscita, dallo scenario politico di Mauricio Macri potrebbe verificarsi anche utile per la battaglia per la legalizzazione dell’aborto. Infatti il nuovo presidente argentino è Alberto Fernandez.

Nei mesi scorsi è arrivata in parlamento l’ottava proposta di legge riguardante questo tema, approvata alla Camera ma bloccata al Senato. Quest’ultimo progetto è stato scritto dalla Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito e prevede l’accesso gratuito a tutte le strutture sanitarie, senza tralasciare la sensibilizzazione sulla salute sessuale e riproduttiva e l’educazione sessuale.

La lotta vede da una parte i movimenti e gli attivisti pro-aborto, e dall’altra gli ultra-conservatori del Paese e la Chiesa Cattolica. Quest’ultimi hanno cercato, e cercano tuttora, di incidere all’interno del Congresso e di influenzare l’opinione pubblica grazie all’aiuto economico dato durante la crisi finanziaria in cui è caduta l’Argentina.

Tuttavia le donne argentine continuano ad affrontare numerose sfide comuni a quelle di altre nazioni. La violenza domestica in Argentina è un grave problema, così come lo sono gli ostacoli al tempestivo perseguimento dello stupro, la prevalenza di molestie sessuali e un persistente divario retributivo di genere.

Marta C.   XII c.l


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