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“Atmosfere” Memorie dal Waldorf100

A poco più di un mese dalla fine di marzo, i ricordi degli aspetti organizzativi e dell’evento sono ancora molto vivi in me. Quando nella primavera del 2018 giunse dalla scuola di Reggio Emilia la proposta di organizzare al centro Internazionale Loris Malaguzzi il nostro centenario, non vi era in me piena coscienza di ciò che attendeva tutti noi. Alla volta di giugno, si tenne un incontro tra alcuni membri della Federazione e Davide Zanichelli per gettare le basi di quello che sarebbe stato il nostro convegno nel 2019. Da quel giorno fu un crescendo di incontri, telefonate, coinvolgimento di tanti, tantissimi amici senza i quali tutto ciò che desidero condividervi non sarebbe stato possibile. Questo convegno ha visto decine e decine di persone che hanno contribuito affinché si potesse creare quell’atmosfera che spero, coloro che vi hanno preso parte, abbiano potuto respirare. I genitori della rete per primi si sono attivati nel mettersi alla ricerca di aziende sostenitrici. Questo loro “fare” ha sicuramente contribuito nel portare un primo impulso anche nella Federazione che si attivò da subito per inserire all’ordine del giorno dell’assemblea delle scuole socie, che si sarebbe tenuta a novembre, la voce sulla delibera del sostegno economico al convegno. Per buona parte dell’estate 2018 sino a settembre presero il via quei lavori volti a definire le macro attività. Ci si divise poi in gruppi mandatari per i vari ambiti, quali la definizione del programma, i relatori, gli strumenti, la logistica, l’ospitalità dei relatori, entrate ed uscite per organizzare questo convegno. Genitori, Insegnanti, Amministratori, tutti noi siamo stati impegnati guardando alla stessa stella. Dal mese di dicembre iniziarono i primi contatti con le aziende sostenitrici, gli sponsor, la ricerca di quei talenti che hanno accolto l’invito per le attività di accoglienza, allestimento, comunicazione, traduzioni, offerta culturale ed eventi collaterali al convegno. Quando giunsi al centro Malaguzzi giovedì 29 marzo per unirmi agli amici del consiglio operativo della Rete dei genitori e della Federazione nelle attività di allestimento, capii che in quel momento stavamo contribuendo a qualcosa di importante per il nostro movimento, non solo in Italia. Lavorammo tutto il giorno sino a sera, quando venimmo gentilmente invitati a lasciare il centro per farvi poi ritorno l’indomani ed accoglierei primi partecipanti.

Il ritmo e le atmosfere donateci dai relatori che si sono succeduti nelle tre giornate, hanno sicuramente lasciato in ognuno di noi qualcosa di unico che nella vita possiamo sperimentare solo quando un insieme di eventi si succede in rapida sequenza fra loro. Avrei molte immagini da condividere con te che stai leggendo questo mio scritto, ma quella che fra tutte porterò per sempre con me, è sorta nella serata di sabato presso il teatro Ariosto, quando l’intera scuola Eurythmeum CH di Aeschylus si è esibita, donandoci qualcosa di unico e prezioso. In questi anni ho assistito in diverse occasioni a spettacoli di Euritmia. In alcune fui invitato a praticarla molto maldestramente, ma dopo quella sera, ciò che quest’arte, con le sue forme, le sue musiche, i suoi artisti e gli insegnanti che la praticano rappresentava per me, è cambiata radicalmente. Molti dei volti in sala non nascondevano la stanchezza della giornata appena trascorsa ed anch’io accusavo un po’ il colpo. Quando l‘insegnante di euritmia della scuola di Bologna, Nicoletta Ragazzo, prese la parola per descriverci chi si sarebbe esibito, compresi meglio l’importanza di ciò che si sarebbe rivelato ai nostri occhi di lì a poco.

Si aprì il sipario ed iniziarono ad esibirsi gli artisti. Non solo luci e colori, ma vere e proprie atmosfere si profusero nella sala. Quando giungemmo alla terza rappresentazione, fecero il loro ingresso sul palco 60 artisti di varie età, tutti vestiti di bianco. L’archetto del violoncello iniziò a fendere l’aria all’interno del teatro. Alcune figure si disposero nello spazio creando una sorta di varchi in direzioni contrapposte tra loro, da sinistra verso destra, iniziarono a sfilare altri artisti con ritmo lento e costante mentre alcuni di loro compivano delle lemniscate all’inizio e alla fine di questa diagonale disegnata dai loro passi nel palco. Nessun rumore, solo vesti bianche che si muovevano nell’aria. Passi decisi e sicuri, non vi era alcuna incertezza nei loro movimenti, erano un tutt’uno e per un attimo io con loro. Sentii aumentare il mio battito e l’emozione mi colse impreparato. Fu un crescendo di atmosfere che abbracciai a piene mani. Sarò per sempre grato di quanto vissuto quella sera, l’immagine che è sorta con vigore ora è mia, e mi accompagnerà nel futuro di questa grande esperienza chiamata pedagogia Steiner-Waldorf.

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