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Trasformare le insicurezze in volontà

Nella prima parte dell’anno, abbiamo svolto l’attività di intaglio e scultura del legno seguiti da un docente esterno, un ragazzo molto giovane, Pietro Colmellere, che ha frequentato a suo tempo la nostra scuola, fino al completamento delle medie, per poi proseguire il suo percorso in una scuola superiore di scultura. Ora la sua passione si è trasformata in un vero e proprio mestiere, ha uno studio dove poter liberare la propria immaginazione e realizza opere oltre che belle, interessanti e intriganti.

Pietro ha messo tutto sé stesso per far sì che noi potessimo vivere al meglio questa esperienza.

Obiettivo di questo progetto era la realizzazione di una foglia scolpita su una tavoletta di circa 5 cm., di legno di cirmolo, un legno molto morbido da lavorare.

Per questo lavoro abbiamo impiegato quattro lezioni della durata di circa tre ore ciascuna e, con grande sorpresa di tutti noi, siamo riusciti a completare le nostre creazioni entro la data prestabilita.

Come prima cosa abbiamo dovuto raccogliere una foglia, secca essendo in periodo autunnale, poi abbiamo creato il nostro progetto, disegnandola su un foglio bianco, segnando piegature e ombreggiature come meglio possibile. In seguito abbiamo scelto la tavoletta di legno. Guardandole, avrebbero potuto sembrare tutte uguali ma, aiutati dall’occhio attento ed esperto del prof. Colmellere, abbiamo potuto osservare che ognuno di quei pezzi di legno sembrava trasmettesse qualcosa di personale e quindi raccontasse il proprio vissuto, attraverso diverse venature e disposizione dei nodi, che abbiamo cercato di aggirare, perché molto difficili da lavorare. Così, con tutte queste informazioni, abbiamo cercato di posizionare la foglia sul legno come meglio ci piaceva, per poi ricalcarla e iniziare il lavoro più duro, ovvero quello di scolpirla.

Per ottimizzare il lavoro, aiutati da un seghetto, abbiamo inciso dei tagli che ci hanno permesso di avere un riferimento per togliere il legno in eccesso con scalpello e mazzuolo, abbassando così la base a circa 2 cm e lasciando il nostro soggetto in rilievo. Fatto ciò siamo passati alla parte più difficile, ovvero quella di immaginarci la foglia in tridimensione e quindi caratterizzata dalle sue piegature, dalle sue parti più basse a quelle più alte, sulla tavoletta piatta.

Il prof. Colmellere, passando tra i tavoli, ci aiutava coprendo con un foglio bianco vari punti della nostra sagoma rialzata, per farci individuare le diverse parti della foglia da  lavorare. Le vere e proprie foglie che avevamo raccolto all’inizio e che abbiamo tenuto vicine durante tutto il lavoro, non ci aiutavano moltissimo perché, con nostro grande stupore, anche se erano già secche, non smettevano di mutare; ad ogni lezione, le trovavamo cambiate. Per me svolgere questa parte del lavoro è stato molto complicato, perché non avere qualcosa di fisso e sicuro su cui potermi appoggiare, accresceva le mie insicurezze che sono sempre presenti nella realizzazione di un qualsiasi lavoro, specialmente se non facilissimo. Poi sono riuscita a capire che, anche un piccolo segno, un’incavatura un po’ diversa o la pulizia di un altro punto potevano cambiare completamente la mia creazione, facendola sembrare subito più vera.

Con l’avanzare degli incontri anche le nostre sculture stavano giungendo al termine e ritoccandole con scalpelli di diverse forme e dimensione, siamo riusciti a raggiungere l’immagine che abbiamo scoperto essere scolpita nelle nostre menti fin dall’inizio. Con l’aiuto del prof. Colmellere sono riuscita persino a creare un vuoto sotto al gambo rendendolo ancora più reale, guardandolo poteva sembrare che si spezzasse se solo toccato, un po’ come quando in autunno cammini sopra alle foglie cadute e in mezzo a tutti quei colori marroni, gialli, arancioni, ti chini per raccoglierne una e non fai neanche in tempo ad averla in mano, che già si sgretola tra le dita per volare via, trasportata dal pungente vento che segna l’arrivo dell’inverno.

Infine abbiamo regolato la base su cui poggiava la nostra foglia; la cosa che mi è piaciuta di più, è che ognuno di noi lo ha fatto come preferiva: chi ha voluto lisciarla con la carta vetrata, chi grattarla con la raspa ruvida in modo da lasciarla grezza, chi incidere dei piccoli segni e chi addirittura ha deciso di colorarla.

Guardando tutti i lavori mi sono accorta che ciascuno era bellissimo: nonostante avessimo usato gli stessi attrezzi, ognuno era diverso e rispecchiava le caratteristiche dell’individuo che l’aveva creato e questa è la cosa più bella, a parer mio.

Ho iniziato questo laboratorio piena di sconforto, guardando il lavoro portatoci da Pietro ho pensato fin dal primo momento di non potercela fare, ora avevo tra le mani qualcosa per me di inimmaginabile. Alla fine sono riuscita ad accantonare le mie insicurezze e a mettere un po’ di me stessa all’interno del mio lavoro, rendendo unica la mia foglia. Grazie. 

Vittoria B. XI cl.


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