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Scuola Superiore: Microcosmo e macrocosmo attraverso le scienze, le arti e la natura

un partenariato Erasmus + di scambio culturale tra due scuole Steiner Waldorf

“Microcosm and Macrocosm through Science, Arts and Nature” (in seguito denominato MMC) è il titolo di un progetto che ha vinto il bando 2015 per i sovvenzionamenti del fondo Erasmus+ dell’Unione Europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Il progetto è stato realizzato da due scuole Steiner Waldorf: una italiana, la Scuola Novalis di San Vendemiano (TV) e una ungherese, la Fehérlófia Iskola di Nemesvámos. Le attività si sono svolte durante il 2016, in Ungheria dal 29 aprile al 9 maggio e in Italia dal 9 al 19 settembre; hanno coinvolto due classi per un totale di 31 ragazzi tra i 17 e i 18 anni.
Lo scopo principale del progetto era la ricerca di connessioni tra il macrocosmo e il microcosmo, tra il cielo e la terra, tra le stelle, i pianeti e i corpi celesti e la vita della Terra, dell’uomo e delle piante. Questa ricerca di una conoscenza olistica dell’uomo e del mondo è stata perseguita attraverso un confronto tra discipline diverse, tra studenti e insegnanti di culture diverse. Le attività spaziavano dalla geometria proiettiva all’embriologia, dalla ginnastica Bothmer all’euritmia, dall’astronomia all’agricoltura biodinamica, dal modellaggio alla Land Art. 
Oltre a ciò, il progetto MMC mirava a sviluppare alcune specifiche competenze di cittadinanza europea, quali: la comunicazione in lingua straniera (inglese), la consapevolezza delle differenze culturali, il senso di iniziativa; tutte quelle piccole sensibilità che permetteranno a questi giovani cittadini di costruire assieme 
In primo luogo, tutte le attività svolte mostravano chiaramente un centro e una periferia. Lo sviluppo dell’embrione inizia da un centro verso una periferia, dalla periferia nasce un nuovo impulso che influenza il centro. Nella ginnastica Bothmer in ogni esercizio viene mantenuta questa relazione. Osservando queste somiglianze, uno studente è arrivato a formulare la seguente conclusione: tutto ha un centro e una periferia e il loro rapporto è la vita.
In secondo luogo, ogni attività ha una direzione, una perspettiva. L’agricoltura biodinamica guarda il mondo vegetale da una certa angolatura e interviene lungo una determinata direzione. Anche la geometria proiettiva e la storia dell’arte hanno un simile approccio. Senza la giusta prospettiva non si può immaginare il futuro.
In terzo luogo, è stata notata la presenza di pieni e vuoti. Nello sviluppo dell’embrione si generano delle cavità, nello spazio cosmico i buchi neri. In entrambi casi questi vuoti permettono la nascita di qualcosa di nuovo. Anche nelle relazioni tra persone si può parlare di pieni e vuoti, di come riempire il tempo e anche di come svuotarlo. 
In quarto luogo, si evidenziano l’interno e l’esterno. Nel microcosmo l’embrione cresce all’interno del corpo materno, il quale a sua volta è all’interno di un sistema più ampio. Nel macrocosmo una nuova stella si forma all’interno di una galassia, che a sua volta è immersa in un sistema più ampio.
In quinto luogo, si è percepito come ogni attività abbia in fondo un proprio ritmo, un’alternanza tra movimento e quiete, tra accelerazione e rallentamento. Le differenze si amplificano, il movimento chiarisce la quiete, la quiete il movimento.
In sesto luogo, c’è il rapporto tra interiorità ed esteriorità. Una ragazza ha realizzato il seguente schema associando questi due aspetti per ogni attività. Per l’euritmia l’esteriorità è il gesto, il movimento, e l’interiorità sono le emozioni; per la biodinamica, l’esteriorità sono le forze della natura, l’alternarsi delle stagioni e delle fasi astronomiche, e l’interiorità sono la crescita delle piante, le diverse fasi che attraversa; per la geometria proiettiva, l’esteriorità è ciò che disegni e l’interiorità è ciò che non puoi disegnare, che puoi afferrare solo con l’interiorità, ovvero l’infinito; per la storia dell’arte, l’esteriorità è la tecnica per riprodurre una certa perspettiva e l’interiorità è l’illusione che proviamo.
Infine, alcuni ragazzi hanno ritrovato il microcosmo e il macrocosmo anche in ambito sociale. In uno schizzo realizzato a penna un ragazzo ha schematizzato il micro come quei momenti in cui ci si chiude in se stessi per studiare, per concentrarsi; il macro, invece, come quei momenti di socializzazione in cui si condivide con gli altri ciò che si era sperimentato nell’interiorità. Un altro ragazzo ha associato il macro a tutte le attività in cui ci si immerge durante la giornata e il micro a quei momenti in cui ci si concentra per scrivere una relazione dell’esperienza e in cui si prende coscienza di quello che si sta imparando.
Alla conclusione del progetto MMC alcuni ragazzi hanno riconosciuto che per individuare possibili connessioni tra il micro e il macrocosmo ci vuole la capacità di cambiare punto di vista e di modificare il modo stesso di pensare. Una ragazza ha scritto: “come le piante, portiamo dentro di noi nuovi pensieri”, una metafora che spero possa nutrire anche voi lettori di fiducia verso le nuove generazioni. 

Andrea Simon
tutor della XII classe
Libera Scuola Steiner-Waldorf “Novalis”



testo di Gaia Sala

Lo scorso maggio è iniziato lo scambio culturale con una scuola ungherese. Per primi, siamo andati noi lì in Ungheria; per 10 giorni siamo stati ospitati dai ragazzi dell’XI classe della Scuola Fehérlófia di Nemesvámos. Lo scopo di questo progetto era quello di interagire con dei ragazzi stranieri in una lingua diversa dalla nostra, in questo caso l’inglese, e di riuscire a convivere con loro per 10 giorni, nonostante le nostre difficoltà culturali. Abbiamo lavorato con il tema microcosmo e macrocosmo attraverso più discipline, come astronomia, geometria proiettiva, embriologia e ginnastica Bothmer, tutto in lingua inglese. 
Siamo stati ospitati nelle famiglie dei ragazzi ungheresi per qualche giorno, poi abbiamo passato cinque giorni tutti insieme a Dӧbrӧnte (una località montana). Lì eravamo sempre insieme agli ungheresi, dormivamo insieme in un casone e mangiavamo insieme in un albergo. Inizialmente, ero entusiasta di poter vivere un’esperienza del genere ma devo dire che non è stato semplice stare con i ragazzi ungheresi. Dopo qualche giorno che ero là, ho iniziato a sentire un po’ la nostalgia di casa, avevo bisogno di stare sola; stare 24 ore su 24 con delle persone ti stanca mentalmente, infatti io spesso lo ero. 
Questi dieci giorni li abbiamo sfruttati per conoscerci tra italiani e ungheresi ed eravamo abbastanza legate come classi. Il punto debole della classe ungherese è che su 13 alunni uno solo è maschio; si percepiva molto che mancavano degli elementi maschili per bilanciare la situazione. I ragazzi ungheresi sono molto più aperti di quello che immaginavo: ci sono delle ragazze molto attive che avevano sempre voglia di fare, di comunicare ed interagire con noi. Altre invece erano più chiuse e più timide, con meno voglia di comunicare con noi, preferendo stare tra di loro. Penso che a livello di comunicazione e apprendimento in lingua inglese questa esperienza mi abbia aiutata davvero molto. Quando sono arrivata in Ungheria, il mio livello di inglese non era molto alto: non riuscivo a capire tutto, anche se ho sempre cercato di ascoltare e mi sono sempre sforzato di parlare. Alla fine di questo scambio mi sono sentita rafforzata e le mie difficoltà di apprendimento e comunicazione sono diminuite. 

A settembre, la classe ungherese è venuta da noi in Italia; anche qua abbiamo passato dei giorni in famiglia e cinque giorni a Cortellazzo, questa volta quindi in una località di mare. Qui le attività che abbiamo svolto sono state diverse rispetto a quelle in Ungheria ma erano sempre attività che avevano a che fare con il microcosmo e il macrocosmo, come agricoltura biodinamica, storia dell’arte (prospettiva), geometria proiettiva ed euritmia. Durante le giornate eravamo ospiti dell’Az. agr. San Michele; qui svolgevamo tutte le attività di studio e di pratica, andando anche a lavorare nei campi dell’azienda. 
Abbiamo pernottato presso la Marina di Cortellazzo; dormivamo in dei bungalow, quindi non tutti insieme come in Ungheria ma ci hanno divisi in gruppi misti tra italiani e ungheresi, di 5 persone per abitazione. Il fatto di non dover dormire tutti insieme mi faceva stare meglio; sentivo di poter avere più spazio per me a più privacy, a differenza di quello che avevo vissuto in Ungheria. 
A metà settimana, abbiamo fatto una gita insieme nella laguna di Venezia; siamo partiti con la barca da Jesolo e da lì siamo andati a visitare Torcello. Abbiamo poi continuato fino a Venezia; per rendere la gita più interessante, ci siamo divisi in gruppi tra italiani e ungheresi e abbiamo fatto un gioco in giro per la città. 
Durante il tempo libero abbiamo fatto il bagno nell´Adriatico, abbiamo organizzato una serata in un locale per festeggiare il compleanno di una ragazza ungherese, abbiamo passato una giornata insieme sul Montello e una serata al bowling, e infine abbiamo portato i nostri ospiti ungheresi a Verona per far vedere un´altra bella città della nostra zona. 
Durante lo scambio in Italia, i due gruppi di italiani ed ungheresi si sono distaccati molto di più; là eravamo più uniti, qui forse conoscendoci già, avevamo meno voglia di socializzare. Forse il punto debole di questo progetto è stato proprio passare troppo tempo tutti insieme: ormai gli argomenti di cui parlare erano finiti e l’esigenza di passare più tempo da sola aumentava. Per me è stata un’esperienza davvero stancante. Penso comunque che queste occasioni possono farti crescere molto interiormente e aprirti la mente, facendoti vedere il mondo in maniera diversa. Attraverso questo scambio ho capito che non tutti i popoli vedono le stesse cose sotto lo stesso punto di vista. Ad esempio, questo stesso progetto la classe ungherese l’ha vissuta più seriamente di noi e si è impegnata di più. Mi è piaciuto però mettere alla prova il mio inglese, che a Cortellazzo si è rafforzato ancora di più; ormai non avevo più grossi problemi di apprendimento e sono veramente felice di aver potuto fare un’esperienza del genere a livello linguistico.



Written by Giorgia Maset

“Microcosm and Macrocosm through Science, Arts and Nature” is a European exchange project between the Hungarian class 11 of the Fehérlófia Waldorf school, Nemesvámos and the Italian class 11 of the Scuola Novalis, Conegliano.
In May the Italian class left Italy for Hungary; we stayed there for 10 days, four of them at the families and the rest in a beautiful little village called Dӧbrӧnte. We did lots of activities there, but the most important aim was to learn to know each other speaking in a foreign language and doing some activities that we had never done before.
We quickly learned how to live together in peace and harmony and this was from my point of view the most important thing because everyone was so different from the other people around them, but we all had to learn how to understand the others despite the differences between the cultures and between the persons.
At the beginning of the week we all wrote a personal aim on a sheet of paper and every day we had to write how this aim was improving or not. Mine was trying to speak with everybody, even with those persons that I didn’t like, trying to get away from my head all the prejudice that I had.
We had lot of free time between one activity and the other; in this time I had the opportunity to learn how girls of my same age were living a life completely different from mine and had thoughts completely different from mine and those of my friends. I also learned to know better my classmates, after so many years’ friendship I saw in all of them something new.
In this first experience we were all greatly changed and everybody had improved very much their English speaking.  The moment and the place where I learned most things about the Hungarian culture was during the time that we spent with the families eating the traditional food or just discussing about important themes.

Activity 2 took place in September here in Italy, so for us it wasn’t something new like in Hungary and we were not excited like the first time, but we were very happy to see our Hungarian friends again. They also stayed at our homes some nights and rest of the nights were spent in some bungalows very close to the sea at Cortellazzo. We did our activities all together on the nearby biodynamic farm San Michele.
It was nice to see each other again, but living all day long always together was very difficult sometimes; however, thanks to this we’ve learned better how to treat every different person according to their character.
My aim was the same as in Hungary, trying to talk to everyone, even the ones that I didn’t like much. I’ve learned a very important life lesson: sometimes in life I can’t have everything in common and be a friend of everyone, some persons aren’t just meant to be with us for different reasons.
We had a very nice trip to Venice, where we challenged ourselves in many many ways, learning how to work in groups and to reach an aim together.
This exchange has been one of the most evolutionary experiences in my whole life, I’ve learned so many things during the lessons and the activities, and I learned to know a completely different culture.
I will take with me in my heart all my Hungarian friends and teachers.





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