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Le parole di Gandhi sulla scuola

Nel 1905, nella “Fattoria Tolstoj” in Sud Africa, Gandhi mise su una scuola e scriveva:

“Instaurammo la regola che non si dovesse chiedere ai ragazzi di fare quello che i maestri non facevano e perciò, quando veniva loro richiesto qualche lavoro, vi era sempre un maestro che cooperava e lavorava realmente con loro, così qualunque cosa i ragazzi imparavano, la imparavano allegramente.

Di libri di testo, di cui sentiamo tanto parlare, non provai mai il bisogno. Ho sempre pensato che il vero libro di testo dell’allievo è il maestro. Il maestro doveva fare molta attenzione a quello che diceva e faceva, sia che fosse o non fosse tra i suoi ragazzi.

La vera educazione consiste nel trarre alla luce il meglio di una persona. Per educazione intendo l’estrinsecazione completa nel fanciullo e nell’uomo di corpo mente e spirito.

La musica dovrebbe fare parte dell’educazione primaria. La modulazione della voce è altrettanto necessaria all’addestramento della mano. L’esercizio fisico, il lavoro manuale, il disegno e la musica dovrebbero andare insieme per trar fuori il meglio dai ragazzi e dalle ragazze  e creare in essi un reale interesse per la loro istruzione. L’idea completamente falsa che l’intelligenza si sviluppi soltanto leggendo libri, deve cedere il posto alla verità che il più rapido sviluppo della mente si può ottenere soltanto imparando il lavoro artigiano in maniera scientifica. Vorrei sviluppare nel fanciullo le mani, il cervello e l’anima (volere, pensare, sentire).”


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