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TTIP. La scelta nelle nostre mani.

Ho preso in considerazione l’argomento TTIP ed ho cercato fonti d’approfondimento per avere una visione più ampia di ciò che sta accadendo.

Partiamo dal significato dell’acronimo TTIP, Trasatlantic Trade and Investment Partnership, un Trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, che spacca le regolamentazioni, dette barriere tariffarie, e si propone di togliere le dogane tra Europa e Stati Uniti, garantendo così un commercio più libero.
Questo grande accordo coinvolge i 50 Stati degli USA e le 28 nazioni dell’Unione Europea, interessando in totale circa 820 milioni di cittadini.

Per rendere l’idea della grandezza e dell’importanza del Trattato, possiamo tener conto del fatto che la somma del PIL (Prodotto Interno Lordo) di Stati Uniti ed Unione Europea corrisponde circa al 45 per cento del PIL mondiale.

Ufficialmente gli accordi sono stati avviati nel giugno del 2013 dal presidente degli USA Barack Obama e dall’allora presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso, dopo più di dieci anni di preparazione, il Trattato si sarebbe dovuto completare nel 2015, ma a tutt’oggi è ancora in fase di negoziazione.

Il Trattato dovrà essere poi votato dal Parlamento europeo, per quanto riguarda l’UE, ed è la direzione generale commercio della Commissione europea ad occuparsi dei colloqui per conto dell’Unione stessa.

I due negoziatori ufficiali tra le parti sono: Ignacio Garcia Bercero per l’UE e Dan Mullaney per la controparte statunitense.

I negoziati si sono sempre svolti in segretezza e sono stati accessibili solo a gruppi di tecnici che se ne occupano e, ovviamente, alle due parti interessate.

Molte sono le Organizzazioni di Stati Uniti e di Paesi dell’Unione Europea che ritengono la questione della segretezza uno dei maggiori punti per i quali far resistenza alla conclusione del Trattato.

Sembra che si tratti di un accordo per il commercio e per gli investimenti, questa è la definizione data dall’unico documento ufficiale diffuso dall’UE.

Da questo documento si possono individuare tre punti d’intervento: l’accesso al mercato, che riguarda i settori, le merci, i servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici, prevedendo le eliminazioni di tutti i dazi sugli scambi di merci; gli ostacoli non tariffari, eliminando le regolamentazioni sui limiti quantitativi e le normative sugli allevamenti e sulle colture; e le questioni normative, prevedendo un miglioramento dato dallo sviluppo delle regole globali.

Chi è a favore dell’accordo  prevede un aumento degli scambi, soprattutto delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, un aumento del PIL a livello mondiale e anche per i singoli Stati e lo stimolo all’innovazione e al miglioramento tecnologico, dato da una maggiore concorrenza, anche la semplificazione burocratica creerebbe benefici alle attività economiche.

Chi critica l’accordo punta il dito sulla segretezza e mancanza di trasparenza; inoltre diversi studi di varie associazioni sia statunitensi che europee hanno spiegato quali sono i rischi del Trattato: l’inaffidabilità, l’aumento della dipendenza dal petrolio, la perdita di posti di lavoro; sostenendo, inoltre, che l’accordo tra le norme in vigore sarebbe fatto al ribasso, giocando così a favore delle grandi aziende e non dei consumatori.

Martino - XII cl.

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