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L´inquinamento marino e le sue conseguenze

La situazione attuale:

Circa il 71% della superficie terrestre è ricoperto dalle acque, questo fa del mare uno dei beni più preziosi che l’uomo possiede, basti pensare che ci sono ancora oggi popoli che vivono quasi esclusivamente di pesca. Ma il mare è molto più di questo … 
Il mare con la sua varietà di esseri viventi, sia vegetali che animali, è bellezza con i suoi colori; è forza, che può distruggere interi paesi, ma permette anche la vita sul nostro pianeta grazie alle correnti oceaniche che influenzano il clima.
Nonostante la sua indiscussa importanza, l’uomo lo sta irrimediabilmente distruggendo con la pesca illegale ma non solo, è l’inquinamento, soprattutto, a destare maggiore preoccupazione.
L’inquinamento marino è causato da diversi fattori: scarichi delle navi, scarichi urbani ed industriali, scarichi di idrocarburi, rifiuti solidi; a questi vanno aggiunti, inoltre, gli incidenti petroliferi che causano le cosiddette “maree nere”. La riduzione della biodiversità sta diventando un tema sempre più attuale e problematico. 


L’inquinamento: 

Con il termine inquinamento si intende una modificazione delle caratteristiche naturali di un ecosistema, causato in genere da attività umane, che provoca effetti dannosi sugli organismi, sulla salute dell’uomo.
Il 14 Aprile 1991 la superpetroliera cipriota Amoco Milford Haven, meglio conosciuta semplicemente come Haven, affonda nel Golfo di Genova. Nel corso dell´incidente bruciarono circa 90.000 tonnellate di petrolio oltre a 1000 tonnellate di carburante e si stima che all´interno della Haven siano ancora presenti circa 50.000 tonnellate di greggio che continuano ad inquinare quel tratto di costa. L´incidente della Haven è ancora oggi considerato il più grave disastro ecologico del Mediterraneo e la vera tragedia sta nel fatto che non è ancora finito. Nei giorni seguenti all´incidente una flotta navale in missione anti-inquinamento si prese cura dell´emergenza, ma da allora poco altro è stato fatto. Nei fondali dove giace la petroliera Haven si trovano ancora circa 50.000 tonnellate di petrolio.
Per le autorità il disastro ecologico è un fatto del passato, una questione chiusa, per chi vive di pesca è invece un fatto molto presente. I pesci in quella zona continuano a morire. I pescatori ovviamente vanno a pescare lontano dalla zona protetta ma questo non è sufficiente e le reti dei Liguri si impregnano di petrolio al punto da costringerli a ripulire il pesce con l´olio se vogliono venderlo. L’utilizzo dell’acqua del mare e lo sfruttamento delle sue risorse possono comportare seri danni, se non avvengono seguendo modalità che ne garantiscano un uso sostenibile. In molti casi, purtroppo fin dall’antichità, il mare è stato erroneamente considerato come un’enorme discarica in cui buttare senza alcuna esitazione rifiuti e sporcizia di vario genere. 


Tempi di biodegradabilità nel mare:

Il mare è sempre stato considerato uno scarico naturale. Oggi i danni provocati da fattori fisici, chimici e biologici creano grave squilibrio nel mare. Occorrono sei mesi per un mozzicone di sigaretta, da cento a mille anni per una bottiglia di plastica e da 200 a 500 anni per una in alluminio. Dei sei milioni di oggetti che si stima siano gettati ogni giorno nel nostro mare, dal 60 al 90% sono di plastica. Le conseguenze dell’inquinamento possono essere più o meno gravi non solo per la salute dell’uomo, che si nutre di pesci, molluschi…”malati” perché contaminati da tossine, ma anche per gli  stessi organismi marini. 


Conclusioni:

Sono molte le associazioni che cercano in qualche modo di sensibilizzare le persone sui rischi dell’inquinamento marino su tutto il nostro pianeta ma, visti i risultati, è evidente che si deve fare ancora molto.
Secondo me ognuno di noi deve avere il coraggio e soprattutto fare lo sforzo di migliorare il pianeta con almeno un piccolo contributo nel quotidiano.

Rachele - XII cl.

Fonti:
https://goo.gl/n53gPQ


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