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Scuola Superiore: Scambio culturale con la Scuola Steiner Waldorf di Riga

Circa un anno fa siamo stati messi al corrente che, a maggio del 2016, sarebbe stato programmato uno scambio culturale con una classe lettone corrispondente alla nostra.

La prima cosa che si pensa sulla utilità di uno scambio culturale, è la possibilità di migliorare le proprie capacità linguistiche in inglese.

Cosa che secondo noi passa in secondo piano, se comparata al confronto tra culture e mentalità diverse, nonché alla possibilità di allargare la propria concezione di stile di vita conoscendo le diverse abitudini.

Ora, onestamente, quanti di noi sanno dove si trova e quanto grande è questo Stato?

Nel nostro caso (come classe) ben pochi e, nonostante sia il paese più ecologico di tutta Europa (primato di non indifferente importanza nei giorni nostri), non sono in molti a sapere la dislocazione geografica della Lettonia.

E dunque, al pensiero di questo scambio, mescolata ad una prima e folgorante eccitazione, non si nascondeva un po’ di inquietudine.

Il primo incontro è avvenuto, come detto, a maggio, alla stazione dei treni di Conegliano, dove la nostra classe ha accolto, con la tipica cordialità veneta, questa moltitudine di teste bionde.

Ogni nostra aspettativa, positiva o negativa che fosse, è stata pressoché cancellata dalla graduale conoscenza dei nostri ospiti.

I dieci giorni trascorsi insieme, colmi di attività sociali e didattiche, come lezioni di chimica e gite fuori porta, sono sorprendentemente volati.

Ed in un batter d’occhio è arrivato il momento di salutarci e tornare alla nostra amata quotidianità.

Rinunciare alle nostre abitudini per condividere il nostro tempo libero con loro e accogliere nelle nostre umili dimore un nostro coetaneo a noi effettivamente sconosciuto, è stato un importante arricchimento sociale, nonché didattico dal punto di vista linguistico.

Come al solito, le vacanze estive non durano mai tanto quanto vorremmo, e ben presto è giunto il tanto atteso momento di recarci nella splendida Lettonia sperduta tra laghi e foreste.

 Di fuori fischiava il vento mentre ritiravamo i nostri bagagli all’aeroporto di Riga il 4 ottobre. Al di là delle porte scorrevoli ci attendevano i nostri compagni di scambio con le rispettive famiglie. Ci siamo recati nelle loro abituali, ma per noi lussuose, abitazioni, dislocate in varie zone attorno a Riga.

Questa volta le aspettative erano ben diverse: conoscevamo, infatti, già la classe e chi ci ospitava. Il territorio tutto da scoprire e le famiglie dei ragazzi da conoscere erano i nostri principali punti di preoccupazione, assieme all’alimentazione, per il fatto che eravamo stati messi al corrente dell’enorme quantità di patate nelle loro pietanze e dei casuali orari dei pasti.

Per chi più e per chi meno, queste preoccupazioni (tranne quella per le patate) sono svanite col passare dei giorni, anche in quest’occasione colmi di attività, maggiormente costituite da uscite didattiche e sociali piuttosto che scolastiche.

Durante questa seconda parte dello scambio, la situazione era invertita, perché eravamo noi ad essere ospitati da una famiglia altrui. Entrare nello stile di vita di quest’ultima non è stato facile, per alcuni “impossibile”, ma in ogni caso interessante dal punto di vista linguistico e sociale.

E ora, alla fine di tutto questo, quello che ci rimane è un bel ricordo (da inserire nello scaffale dei ricordi), accompagnato da una maggiore consapevolezza di ciò che è il mondo al di fuori della nostra profumata e saporita Italia.

Un’esperienza che ci insegna che, benché a chilometri di distanza, loro non sono verdi o con i capelli azzurri (come qualcuno potrebbe immaginare), ma sono uguali, nelle singole differenze, a noi; e che tutti possiamo andare d’amore e d’accordo, senza aver bisogno di cancellare le nostre origini o i nostri ideali.

Out & About Under Latvian Skies.

Riga, 4th October 2016, we landed.

After the first exchange experience in Italy we went to Latvia for the second one, willing to discover new things and challenge our resistance to the cold. We knew that the experience would be very different from the first one.

The hostess on the plane suggested we put a jacket on before we got off. We got off. The cold hit us like a punch. We looked for the mountains, not finding them; instead an endless army of overlooking tall trees.

We met our Latvian friends and we all went home, ready to start our real experience, for good or bad. We started dealing with new food, new cultures, new people, all very different from us. We went to school, compared our ideas, thoughts, the two school systems; we studied biology, did clay modelling, sang and danced, finding out that the lessons were all pleasant and not very demanding, so that we could interact with everybody, improving our English skills.

After school we went out for some trips, through Riga and the countryside.

The Latvian capital is a really nice city, where you can breathe the air of the upcoming future, inhaling the past of the Russian occupation and exhaling the European influence. We visited various museums, both indoor and outdoor.

This experience gave us a lot. Everybody found out something new. About themselves, about the world. Something good, something not so good. We all improved our English, but it felt like a secondary thing. We were busy absorbing new people’s culture, feelings, trying new food, new things, looking around and letting everything come inside our souls. We were all busy living a new life for just a few days. Meeting new people, knowing new people.

Riga, 13th October 2016, we left.

T. Camilot





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