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Dantedì: la XI classe all´opera

Durante queste settimane di chiusura straordinaria, noi, alunni dell´undicesima classe, abbiamo svolto individualmente un lavoro artistico ispirato alla Commedia dantesca. Abbiamo deciso di partecipare al progetto “Dantedì”, che vuole celebrare il sommo Poeta con una giornata a lui dedicata. Abbiamo quindi realizzato delle opere artistiche, da dipinti a modelli, ispirate a diversi canti della Divina Commedia. Ognuno di noi ha scelto un passaggio o un tema relativo al poema e lo ha manifestato secondo la propria interpretazione. I nostri lavori sono poi stati presentati in modalità telematica ai docenti del Collegio del terzo settennio lo scorso 25 marzo. Inoltre abbiamo realizzato un video, nel quale ciascuno di noi recita una terzina del V canto dell´Inferno, dove viene narrata la tragica storia d´amore tra Paolo e Francesca.

ALICE V.
Il primo è stato realizzato con gli acquerelli, mentre il secondo con i gessetti e le matite colorate. Entrambi raffigurano il Primo canto della Divina Commedia, nella quale Dante si immerge nella selva oscura e il suo cammino viene interrotto dall´incontro delle tre fiere: la lupa, metaforicamente legata all´Avarizia, il leone alla Superbia e la lonza alla Lussuria. Ho deciso di raffigurare le fiere con tre colori che le caratterizzassero, ho utilizzato il viola per l´avarizia, il rosso per la lussuria e il verde per la superbia.






SOFIA C.
Il lavoro che ho svolto consiste nella rappresentazione dell´Universo dantesco a cui si sovrappone il volto del poeta. Si può interpretare come questo mondo sia contenuto nel capo di Dante, in quanto creato dal poeta stesso.




Ho voluto rappresentare Caronte, il traghettatore di anime, che Dante e Virgilio incontrano nel terzo canto dell’inferno, in uno stile fantasy. Per prima cosa ho disegnato il personaggio a matita, in seguito ho fotocopiato il disegno e grazie ai colori e ad una penna nera ho provato a renderlo più infernale.








PORTA DELL’INFERNO
Questa foto di una bocca di squalo, da me scattata, modificata digitalmente e con colori acrilici per renderla umana e bestiale vuole rappresentare la moderna porta dell´Inferno: parola e incapacità di comunicazione sono potenti armi, cause di gravi pene. Le parole sullo stipite dell’Inferno dantesco nobilitano il dolore, accostandolo ad amore, giustizia e sapienza; ho voluto invertire i versi e cambiarne la punteggiatura, dando così a sapienza, amore e speranza, valore di antidoto contro il dolore eterno.





DANIEL C.
Questa opera è stata realizzata avendo in mente il primo canto della Commedia di Dante quando il protagonista entra nella selva oscura. Sono stati usati colori acrilici su foglio bagnato.






Non sappiamo da dove Dante abbia preso ispirazione per la realizzazione della Divina Com-media, per questo, studiando l’Inferno da lui descritto, ho immaginato quest’ultimo come un vero e proprio personaggio uscito dalla mente del suo creatore. Mi sono poi chiesta quale tra tutti i personaggi descritti potesse rappresentare l’Inferno e ho subito pensato a Caronte, colui che ha avuto a che fare con tutte le anime, e l’unico personaggio a cui l’inferno non provoca dolore.





MARTA S.

Con questo brano ho voluto rappresentare un verso del V canto della Divina Com-media, quello che recita “amor, ch’a nullo amato amar perdona”. È un brano che passa velocemente da una tonalità all’altra, pur sempre rimanendo in minore, e che si conclude riprendendo la tonalità iniziale. Volevo che rappresentasse il vento infernale da cui sono trascinati Paolo e Francesca e allo stesso tempo dimostrare il tormento e il lamento dei due amanti. Quella che ho composto è quindi una melodia molto mobile, per provare che il dolore non è sempre uguale e che, anzi, è in continua mutazione; in certi punti essa diviene più dolce e cantabile, rappresentando la rassegnazione di non poter cambiare la situazione e ciò che ancora i due protagonisti provano. Le note iniziali ritornano poi un’ottava sopra verso la conclusione del brano, interrotte da quel che ho immaginato un grido quando la bufera riprende i due con sé.



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GIACOMO D.





In questo canto prevale il tema del sentimento, come possono essere il male, la paura e l’odio; io credo che siano sentimenti che portano al tradimento perché, come la paura non lascia libertà ma piuttosto imprigiona in se stessi, rendendo difficile perdonare; anche l’odio porta ad essere cattivi verso qualcuno. Questi tre sentimenti sono uno la conseguenza dell’altro: il male fisico o animico porta ad avere paura, la quale introduce l’odio; ognuno di essi ha una conseguenza: il male rende di pietra perché toglie tutti i sentimenti e indurisce l’anima, facendola diventare fredda come la pietra, che è dura, “insensibile” a tutto. Dopo essersi privati di sentimenti ed emozioni, si arriva alla paura, che paralizza. Ed è l’odio ad agghiacciarci, “congelando” tutto quello che poteva essere positività.




 




Io invece ho realizzato due immagini statiche, e mi sono resa conto, provando, che saper fare un buon lavoro non è per niente facile, anzi. Ho riscontrato diverse difficoltà e dopo aver provato a riprodurre più immagini (tratte da dipinti di altri artisti) sono riuscita a realizzarne solo due. Una raffigura Dante e Virgilio che attraverso l´imbarcazione di Caronte, si fanno traghettare dal mondo delle anime vive a quello delle anime morte (sabbia 1). L´altra rappresenta il profilo del volto di Dante (sabbia 2). Ho usato sabbie diverse: la prima è più granulosa e bianca, la seconda più sottile e color nocciola.










Ho pensato di disegnare Dante all’interno dell’Inferno, e di rappresentare alcuni personaggi che lui incontra: Paolo e Francesca nel V canto: due amanti travolti dalla bufera del loro amore. Ciacco nel VI canto, una persona golosa che è immersa nel fango. Ulisse nel XXVI canto, lui era stato un eroe, ma Dante lo immagina avvolto nelle fiamme come punizione per aver ingannato il prossimo.





EDOARDO D. V.
Per disegnare Caronte ho cercato delle immagini su internet e, vedendolo sempre rappresentato come un vecchio con la barba bianca, ho pensato di rivisitarlo trasformandolo in un morto vivente, ossia uno scheletro; visto che è il traghettatore di anime, secondo me, doveva avere qualcosa di macabro nell´aspetto.






Ho deciso di raffigurare Caronte, sospeso nel vuoto con la sua barca, che galleggia su una piccola chiazza d’acqua. Per fare il mio disegno ho utilizzato le matite colorate.





CLELIA B.
Sono partita dal mito ´´Le Nozze di Cadmo e Armonia´´ dove, grazie all´incontro di queste due figure, viene portata armonia tra il mondo degli dei e quello terrestre (con un movimento dall´alto verso il basso). Nella mia opera invece ho rovesciato il tutto: è la figura umana di Dante che si eleva durante le tre fasi (Inferno, Purgatorio e Paradiso) per riuscire così ad unirsi alla figura femminile ed arrivare al Divino.








Essa rappresenta una scena del terzo canto della Divina Commedia e raffigura in lontananza Dante e Viglio sulla riva del fiume Acheronte, intenti ad osservare Caronte, il traghettatore di anime.





Ho lavorato con delle matite acquarellabili su un cartoncino dorato, sul quale ho poi deciso di realizzare un foro che ho coperto con della carta scura, così da dare profondità alla mia opera.





Ho realizzato la prima delle fiere descritte da Dante, la lonza. Dopo averle dato forma con la creta, ho deciso di crearle un mantello di monete per esprimere la lussuria come bisogno esagerato di beni materiali.







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