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Ragazze e Matematica Siamo davvero meno dotate dei maschi?

Quante volte, all´interno di una classe, sono stati i bambini a risultare i più brillanti nel campo delle materie scientifiche?

La risposta, per la maggior parte delle persone, è “molte”.

Credo allora venga naturale chiedersi: è vero dunque che noi ragazze siamo mentalmente predisposte ad avere più difficoltà in questa materia?

Nel Mondo, specialmente durante gli ultimi vent´anni, sono stati condotti molti studi su questo argomento, che tentano di sfatare o al contrario di confermare questo luogo comune.

A sostegno della parità mentale tra i due sessi vi sono figure come Gianna Fregonara, un´affermata giornalista che, il 6 marzo 2015, ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo sull´argomento.

In questo pezzo lei spiega come, dal suo punto di vista, la credenza che bambine e ragazze non abbiano le stesse possibilità di apprendimento scientifico dei maschi sia semplicemente un falso mito, e come siano invece il pregiudizio e l´educazione maschilista a portare queste ultime a rendere meno a scuola.

Studi Ocse riportano infatti come sia proprio l´Italia ad avere il maggior divario tra il grado di apprendimento scientifico femminile e quello maschile, mentre quello di molti paesi del Nord Europa sia parificato.

Eppure nel nostro Paese statisticamente sono le ragazze a dedicare la maggior parte di tempo ed impegno allo studio, ottenendo però risultati inferiori ai loro coetanei maschi.

Gianna Fregonara afferma che il problema di fondo vada oltre alla scuola: questi studi hanno infatti dimostrato come siano i genitori in primis a non credere che le proprie figlie femmine possano svolgere una professione scientifica.

Solo un padre su sei pensa che la propria figlia possa eccellere nel campo della matematica, mentre nel caso dei figli maschi il rapporto varia a uno su due.

Influenzate da queste convinzioni sociali e familiari, specialmente nelle classi sociali più povere, le bambine crescono con l´idea di non essere predisposte per la scienza in generale, non dandosi quindi la possibilità di mettersi in gioco e dare sfogo al proprio reale potenziale.

Un altro sostenitore di questa tesi, espressa in modo leggermente differente, è Carlo Tommasetto, che ne ha parlato durante un intervento al terzo Convegno Erikson, tenutosi il 15 e 16 maggio 2016.

Tommasetto ha affermato, basandosi su studi conseguiti dall´Università di Trieste, che “nel corso dello sviluppo le ragazze vengono incoraggiate ad attribuire i loro successi scolastici all’impegno e alla diligenza, piuttosto che al possesso di abilità e talenti innati, mentre l’esatto contrario avviene nei confronti dei bambini e dei ragazzi”.

Si tratta ancora una volta di mala educazione infantile, che addirittura porta molte ragazze a sviluppare livelli d´ansia tre volte maggiori rispetto ai ragazzi durante la risoluzione di un problema di matematica.

E´ anche l´educazione storica a fomentare questo fenomeno: nonostante il divario sociale tra i due generi si sia attenuato molto nel corso degli anni, ancora oggi quando pensiamo a figure che abbiano eccelso nel mondo della scienza non ci ricordiamo nomi come Marie Curie o Margherita Hack, ma associamo involontariamente la figura di scienziato a uomini, come Einstein, Newton o Tesla.

 

Come risolvere allora questa questione?

 

Forse la risposta è “dare fiducia”, nel senso di trasmettere alle proprie figlie e alunne la sicurezza di potercela fare anche laddove non credono di poter riuscire.

Credo, però, sia necessario prima convincere sé stessi, che si sia stati o meno degli assi in scienze e matematica, all´idea che, volendo, tutti possono capire ed imparare queste discipline.

Non importa se non raggiungeranno risultati degni di un premio Fields, ciò che conta è che abbiano la consapevolezza di poter arrivare ad un livello equivalente a tutti gli altri, se non migliore, per il fatto che hanno creduto nelle loro capacità e perché sapevano di potercela fare.

Cominciamo dunque a pensare alla matematica come a qualcosa di accessibile a tutti, non solo ai più dotati, in modo da dare a chiunque, ragazze incluse, la possibilità di poterla capire e gustare con serenità.

Rachele - XII cl.


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